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Twitter: affare fatto!

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Il cinguettio più famoso del mondo cambia padrone: l’attuale management di Twitter, guidato da Patrick Pichette, (Chairman) e Parag Agrawal, (CEO), il 25 aprile ha accettato l’offerta d’acquisto di 44 miliardi da parte di Elon Musk, definendone gli accordi di acquisizione. Un passaggio di consegne epocale, non tanto per l’onerosità del deal, pur già di per sé stratosferica, quanto per le conseguenze che l’ingresso di uno degli uomini più controversi ma visionari del pianeta potrebbe significare.

Riassumendo le principali tappe che hanno condotto alla chiusura, è bene premettere che storicamente il nativo di Pretoria si è contraddistinto per una decisa rapidità d’azione nelle proprie scelte imprenditoriali, dimostrando un’invidiabile risolutezza.

Nemmeno questa volta si è smentito. A distanza di qualche giorno dall’aumento delle proprie quote azionarie nel social network fino al 9%, si è materializzata l’offerta da 44 miliardi di dollari, in principio accolta con incertezza da Twitter perché il patron di Tesla non aveva precisato come avrebbe pagato. Ciò, invece, è avvenuto in seguito, quando è stato presentato alla SEC (l’authority di Borsa) un piano di finanziamento della scalata basato su due prestiti della Morgan Stanley e di altre banche per un totale di circa 25 miliardi di dollari, mentre altri 20 deriveranno dalla vendita di azioni Tesla. Il consiglio di amministrazione ha approvato all’unanimità l’acquisizione da parte di Elon Musk, affermando come questa sia la “strada migliore” per gli azionisti, considerando anche il sostanziale premio di 54,20 $ per azione.

Dunque, che stagione si aprirà ora per i(l) social network(s)?

Innanzitutto, occorre specificare che passeranno mesi prima che l’azienda passi operativamente sotto il controllo di Musk per via di vari passaggi regolatori che, in definitiva, porteranno Twitter ad essere delistata dalle contrattazioni borsistiche, trasformandola da una “public company” a un’azienda esclusivamente privata.

Detto ciò, Musk ha già avuto modo di sottolineare più volte l’interpretazione quasi radicale della libertà di parola che metterà in pratica, tanto che alcuni politici repubblicani fremono per tornare alla ribalta dopo le limitazioni adottate dalla oramai precedente dirigenza, addirittura vociferando un ritorno sulla piattaforma da parte di Donald Trump.

L’ex presidente USA, tuttavia, si è affrettato a smentire, giurando fedeltà a “Truth”, il social nato a seguito delle controversie proprio con Twitter, sul quale, peraltro, gravitano interessi economici personali del magnate.

In secondo luogo, come si legge proprio da un tweet condiviso dall’account ufficiale di Elon Musk, l’obiettivo è quello di sviluppare nuove funzionalità, incoraggiando una crociata contro bot e spam che oramai pullulano in queste piattaforme, verificando che dietro ogni account ci sia un essere umano. Parallelamente, l’idea è quella di aumentare la trasparenza rendendo pubblici i codici degli algoritmi che regolano la gestione di post e suggeriti, attualmente tenuti sotto chiave.

Una rivoluzione che, però, potrebbe non fermarsi qui. È risaputo quanto il fondatore di SpaceX sia vicino al mondo del web3, ossia quella che viene considerata la terza fase del sistema Internet, contraddistinta dai concetti chiave di “decentralizzazione, token, blockchain”. Di conseguenza, non dovrebbe stupire un’eventuale introduzione di token associati a determinati account che possano rendere l’utente partecipe attivamente, sia a livello di vicinanza economica, sia di voce in capitolo su determinate decisioni, oltre ad avere un rapporto più diretto con la propria community, nel caso di aziende e influencers, così come la relativa monetizzazione.

Tali innovazioni, seppur futuristiche e, talvolta, forse utopistiche, se, anche in parte, portate a termine, potrebbero scatenare una sorta di effetto a catena nei confronti delle altre piattaforme social. Queste ultime, di fronte agli eventuali successi di Twitter, non potrebbero rimanere a guardare, specialmente in relazioni alle tematiche legate a trasparenza e rapporto tra followers; si darebbe così il via a uno svecchiamento di queste piattaforme, ormai più che necessario considerando le minime modifiche avvenute dal momento della loro fondazione, a fronte, invece, di dinamiche di utilizzo in continuo divenire.

D’altro canto, quali potrebbero essere i rischi regolatori? In particolare negli Stati Uniti, Twitter è un mezzo rilevante del dibattito pubblico, tanto che è stato spesso, in passato, al centro di controversie legate alla diffusione di fake news e di indirizzamento dell’opinione pubblica. Lasciare la gestione di un simile strumento in mano a un’azienda privata che, a differenza di una listata in borsa, non deve sottostare a determinati vincoli di trasparenza del bilancio e azioni intraprese, potrebbe sfociare in un’ulteriore mancanza di freni inibitori nel suo utilizzo?

Un’ultima provocazione degna di nota è che Elon Musk sarà a capo di alcuni dei più influenti settori del presente ma soprattutto del futuro: comunicazione (Twitter), mobilità elettrica (Tesla), spazio (SpaceX), con ricadute anche sul piano militare, internet satellitare (Starlink), senza menzionare altre aziende in cui ha partecipazioni. Certamente, i governi dovranno supervisionare sull’aspetto della regolazione, ma potranno permettersi di lasciare tutto questo potere mediatico e di influenza nelle mani di un unico individuo, per quanto in buone intenzioni possa essere?
Novità in arrivo, vedremo se sarà una tempesta o un semplice scroscio.

Stay tuned.

Illustration by Kristen Radtke

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